venerdì 23 gennaio 2009

Ateobus - la parola a Carcano.

Raffaele Carcano, il segretario della UAAR (Unione Atei Agnostici e Razionalisti), scrive una riflessione sulla discussa campagna che l'UAAR ha provato a mettere in piedi a Genova. Oltre che segnalare l'articolo, visto che nel momento in cui vi scrivo il sito è down, faccio anche un breve riassunto: (edit, il sito è tornato disponibile, fate meglio a leggere l'articolo completo!)
"Qualcuno può stupirsi di fronte all’affermazione che in Italia non si è liberi (o lo si è molto scarsamente) di essere atei, eppure è una verità tra le meno difficili da dimostrare". Con questa citazione di Carlo Cardia esordisce Carcano nel suo articolo. Continua affermando, che, benché invisibili, gli atei in Italia sono milioni, così come le richieste di intervento allo sportello S.O.S. UAAR per soprusi più o meno gravi. "L’idea di avviare una campagna di ateobus rispondeva a questa semplice esigenza: dar loro visibilità, fungere da antidoto al condizionamento sociale", prosegue, dunque una sorta di orgoglio ateo, una maniera per affermare l'esistenza di una enorme quantità di persone che si vedono negati i propri diritti giorno dopo giorno. Le motivazioni per il rifiuto della campagna sono discutibili, se non altro perché la campagna opposta a Roma è visibilissima, così come è ridicolo pensare ad un missionario che vada da qualche parte predicando "Forse Dio c'è, anzi probabilmente, ma Krishna o Visnù probabilmente non esistono". Pare dunque che dire che Dio c'è non sia altrettanto opinabile come dire che non c'è. Questo a testimonianza di come i religiosi, franando loro la terra sotto i piedi, e non essendo più in grado di abbindolare come prima le persone, utilizzino la leva della costrizione e del potere temporale. D'altro canto in politica non si fa meglio, con da una parte dichiarazioni come quella di Gasparri (sono sconcertato), che non sente nemmeno la necessità di motivare il suo sconcerto, dall'altra il PD silente, mentre suoi esponenti Bosetti e D'Alema pensano che la religione sia un fatto di coesione sociale, asserto contrario al buon senso che ci viene dall'esperienza, se solo guardiamo alle recenti ricerche oppure agli stessi confini su una carta geopolitica! Lo slogano è stato scelto perché, invece che uno slogan edonista come quello inglese, si è pensato più necessario in Italia puntare sull'autodeterminazione di diritto del pensiero ateo. Infine il diniego alla pubblicità è la cartina al tornasole delle condizioni dello stato italiano, laico di diritto ma sottoposto alle gerarchie vaticane di fatto. "Se la risposta sarà «no», allora avremo la prova provata che non siamo più un paese europeo (dove slogan analoghi non hanno avuto problemi), che non siamo più un paese laico (ammesso che lo sia mai stato), che non siamo più un paese civile dove si rispettano i diritti dell’uomo, ma verrà sancita, nero su bianco, l’abrogazione de facto degli articoli 3 e 21 della costituzione."

Per conto mio, invito tutti i cittadini, siano essi religiosi, laici credenti e non, a rendersi consapevoli che la campagna UAAR li riguarda tutti, perché in uno stato dove si nega la libertà ad uno, nulla vieta che domani la si negherà a qualcun altro.

1 commento:

Fozzillo ha detto...

Preferisco di molto la frase in inglese.
Quel "probably" è onesto, scientifico.

Non mi fraintendere, sono ateo, ma è una mia opinione, there's probably (ma molto probably) no god, è un fatto.
Non posso essere ateo gnostico, chi mi da la prova della non esistenza di dio, Dio?

Spesso le esternazioni dell'UAAR si macchiano di presunzione, fanno gruppo, setta, "noi atei".

Se si vuole essere più diretti preferisco un messaggio come Keep Your Jesus Off My Penis